Alla fine l’onda si sta muovendo.
Forse per rabbia: lo spostamento improvviso della crosta terrestre
costringe l’acqua a spostarsi, a perdere la quiete. Per cui l’acqua monta
un’onda per manifestare il proprio disappunto.
Forse per paura: lo spostamento improvviso
della crosta terrestre spaventa l’acqua, che quindi scappa dall’epicentro per
ritrovare il suo posto tranquillo.
Forse per adattamento: lo spostamento della crosta terrestre, spinge
l’acqua ad adattarsi per sopravvivere.
L’onda si sta semplicemente muovendo, non sa di travolgere. È l’uomo, dal
suo punto di vista, che viene travolto. Che crea e percepisce la vena
distruttrice dell’onda. L’onda potrebbe rispondere: ”è colpa della Terra!” Paradossale vero?
Ma l’onda non è altro che il movimento dell’acqua. Movimento che deriva da
un’emozione: rabbia, paura o adattamento. L’acqua non vuole distruggere,
l’acqua sta vivendo.
Magari l’acqua non sta guardando cosa succede davanti a sé, cosa sta
travolgendo. Forse tutte quelle molecole di acqua, che compongono l’onda, sono
girate all’indietro a scrutare rabbiosamente l’epicentro da cui sono costrette
a muoversi. Oppure hanno gli occhi chiusi, ancora impaurite dalla scossa
ricevuta e corrono via per paura di altri colpi che ne metterebbero a serio
rischio l’esistenza. Infine potrebbero essere girate le une verso le altre, in
un acceso simposio finalizzato a interpretare l’accaduto e a capire le
possibili azioni da intraprendere per ritrovare la quiete.
A pensarci bene la terra si è mossa e l’onda è acqua in movimento. Lo
tsunami non esiste: è solo il punto di vista dell’uomo. O della donna.
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