Mi hai chiesto di scrivere un pezzo sulle aspettative. Beh, devo fare
qualche passo indietro allora. A scuola sono sempre stato quello “è
intelligente ma non si applica, vive tranquillamente di rendita”. Dopo la
maturità classica, ho scelto economia “perché con Storia e Filosofia non si
trova lavoro”. Così laurea triennale in 3 anni esatti, ripetizioni di
matematica e diritto, 30 esami e voto 99/100. L’importante era stare in tempo,
mission: accomplished. Poi laurea specialistica in 2 anni, 20 esami e media del
29: 110 e lode. Ho aperto il gas.
“io non entrerò mai in una società di consulenza: un mondo di pescecani, un
ambiente tritacarne, solo lavoro e zero vita provata”. Entro in consulenza a 25
anni, 1 mese dopo la laurea, dopo 4 mesi mi intimano le dimissioni per aver
discusso con i miei superiori nel non
condividere il loro approccio. Dopo settimane di trincea, mi trovano un nuovo
progetto. E rivincita sia.
A 28 anni contratto a tempo indeterminato, così “ti puoi prendere un mutuo
per comprare una casa”, a 30 manager in una multinazionale e a 32 un brillante
consulente che lavora sui fondi europei per investimenti alle infrastrutture con
le prime linee del Ministro.
Ho fatto il vuoto dietro di me, ma anche dentro di me.
A inizio anno si fissano gli obiettivi, che si danno però per scontati. Si
aspettano da me già tutto. Ti chiedono
di fare 100, ma si aspettano 200 e vogliono discutere con me
sull’eventuale mancato raggiungimento di 300.
Vuoi essere promosso? Non devo raggiungere gli obiettivi ma superare le
aspettative.
Standing. Qualità nel delivery. Fare Kappa. Segnalare nuove opportunità.
Vendere nuove solution. Gestire le commesse in efficienza per massimizzare il
profitto. Garantire la produzione mensile attraverso un’adeguata pianificazione
delle risorse (umane, ndr). Organizzazione piramidale, 60 ore a settimana di
lavoro. Reperibilità h24 via email, whatsapp e sms. Precisione di un chirurgo,
disponibilità di un medico, qualità di un artigiano e quantità da industria
cinese.
Non c’è un senso di me in queste parole, così l’unico modo di sopravvivere
nella tana del lupo è dare vita ai concetti. Adoro passeggiare all’inferno in
giacca e cravatta, mascherarmi per vedere come si vive nell’eterna maledizione.
Come un ebreo mascherato da gerarca nazista in periodo di Oloscausto. Correre la
paura di essere scoperti per provare il brivido di una vita che altrimenti non
vivrei.
Passare dallo standing alle cravatte sgargianti. smettere di deliverare in qualità per pensare a
documenti innovativi e fantasiosi. gli obiettivi diventano strumenti per
sperimentarsi. La produzione diventa team building.
Non ho comprato una casa, non ho acceso un mutuo, non pago la rata
dell’auto. Non penso più ai soldi, ai kappa, ai profitti e allo stipendio.
Conta creare continuamente, altrimenti finisce l’illusione. I soldi finiscono
per comprarti, ciò che possiedi alla fine ti possiede e il talento ti rende
definitivamente schiavo delle aspettative sullo strabiliare.
Il leader è un attore, totalmente istrionico. Entra nel personaggio che il
pubblico desidera per emozionarlo, conducendolo appassionatamente verso un
finale indimenticabile.
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