lunedì 18 gennaio 2016

Le aspettative dell'Inferno

Mi hai chiesto di scrivere un pezzo sulle aspettative. Beh, devo fare qualche passo indietro allora. A scuola sono sempre stato quello “è intelligente ma non si applica, vive tranquillamente di rendita”. Dopo la maturità classica, ho scelto economia “perché con Storia e Filosofia non si trova lavoro”. Così laurea triennale in 3 anni esatti, ripetizioni di matematica e diritto, 30 esami e voto 99/100. L’importante era stare in tempo, mission: accomplished. Poi laurea specialistica in 2 anni, 20 esami e media del 29: 110 e lode. Ho aperto il gas.

“io non entrerò mai in una società di consulenza: un mondo di pescecani, un ambiente tritacarne, solo lavoro e zero vita provata”. Entro in consulenza a 25 anni, 1 mese dopo la laurea, dopo 4 mesi mi intimano le dimissioni per aver discusso con i miei superiori  nel non condividere il loro approccio. Dopo settimane di trincea, mi trovano un nuovo progetto. E rivincita sia.

A 28 anni contratto a tempo indeterminato, così “ti puoi prendere un mutuo per comprare una casa”, a 30 manager in una multinazionale e a 32 un brillante consulente che lavora sui fondi europei per investimenti alle infrastrutture con le prime linee del Ministro.

Ho fatto il vuoto dietro di me, ma anche dentro di me.

A inizio anno si fissano gli obiettivi, che si danno però per scontati. Si aspettano da me già tutto. Ti chiedono  di fare 100, ma si aspettano 200 e vogliono discutere con me sull’eventuale mancato raggiungimento di 300.
Vuoi essere promosso? Non devo raggiungere gli obiettivi ma superare le aspettative.

Standing. Qualità nel delivery. Fare Kappa. Segnalare nuove opportunità. Vendere nuove solution. Gestire le commesse in efficienza per massimizzare il profitto. Garantire la produzione mensile attraverso un’adeguata pianificazione delle risorse (umane, ndr). Organizzazione piramidale, 60 ore a settimana di lavoro. Reperibilità h24 via email, whatsapp e sms. Precisione di un chirurgo, disponibilità di un medico, qualità di un artigiano e quantità da industria cinese.

Non c’è un senso di me in queste parole, così l’unico modo di sopravvivere nella tana del lupo è dare vita ai concetti. Adoro passeggiare all’inferno in giacca e cravatta, mascherarmi per vedere come si vive nell’eterna maledizione. Come un ebreo mascherato da gerarca nazista in periodo di Oloscausto. Correre la paura di essere scoperti per provare il brivido di una vita che altrimenti non vivrei.

Passare dallo standing alle cravatte sgargianti. smettere di deliverare in qualità per pensare a documenti innovativi e fantasiosi. gli obiettivi diventano strumenti per sperimentarsi. La produzione diventa team building.

Non ho comprato una casa, non ho acceso un mutuo, non pago la rata dell’auto. Non penso più ai soldi, ai kappa, ai profitti e allo stipendio. Conta creare continuamente, altrimenti finisce l’illusione. I soldi finiscono per comprarti, ciò che possiedi alla fine ti possiede e il talento ti rende definitivamente schiavo delle aspettative sullo strabiliare.

Il leader è un attore, totalmente istrionico. Entra nel personaggio che il pubblico desidera per emozionarlo, conducendolo appassionatamente verso un finale indimenticabile.


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