Eppure si può amare solo
vivendo. La morte toglie la vita e quindi nega di amare.
C’è paura di morire solo
quando c’è vita. Si può amare solo quando c’è paura di morire. L’ossessione
della morte rende viva la passione dell’amore. La paura della morte è la paura
di non poter più amare e allora c’è vita.
Si può amare veramente solo
quando c’è consapevolezza della morte.
È la morte che dona vita a un
vivido e vivace amore da vivere.
La morte dona senso alla vita.
Allora non esaurire la gittata
del cuore nell’amplesso, e superare quella felicità oltre ogni confine per
procedere verso la sconfinatezza, è un’inconscia pulsione di morte. Un viaggio
interstellare verso l’amore.
L'amore quindi mi farebbe
accedere a una felicità spaventosa. Un amore perturbante in tutti i livelli
semantici che, invece di rimanere nascosto e segreto, vuole affiorare nella mia
coscienza.
Un amore "così totale,
così assoluto che mi travolge".
L'amore mi avvicina alla
passione, la passione alla donna e la donna all'abisso perturbante. Sto quindi
portando dentro di me un essere irrivelato, che mi conosce ma non so nulla di
lui, tranne che la mia persone è la sua ombra con i suoi appetiti
inconfessabili e il suo bisogno segreto? La mia anima sorgerà e la mia morte
sarà l'inizio di un pensiero per potermi comprendere.
Cari Paolo, Aldo,
Rainer, Hiram per un attimo ho avuto paura di morire e di non poter scrivere
questo pensiero. Quindi sono stato vivo...
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